Da decenni il cementificio di Pederobba utilizza ogni
giorno alcune tonnellate di pet-coke e pneumatici fuori uso come combustibili
per sostenere il ciclo di produzione del cemento. La combustione di questi
materiali produce ogni ora circa 350.000
metri cubi di fumi contenenti sostanze inquinanti e dannose per la salute
umana e per l’ambiente sul quale si depositano. I territori coinvolti dalle
ricadute a terra di tutte queste sostanze inquinanti sono stati definiti in due
studi condotti nel 2016 da Europrogetti (Novara)
per incarico della Cementi Rossi e nel 2017 da Servizi Territorio (Cinisello Balsamo) su incarico dell’Amministrazione
di Pederobba. Entrambi gli studi modellistici di ricaduta mostrano come i comuni
interessati dalla deposizione degli inquinanti emessi da un solo camino del
cementificio siano, oltre a Pederobba, Cornuda,
Crocetta del Montello, Segusino, Valdobbiadene, Cavaso e Possagno in
concentrazione via via più basse man mano che ci si allontana dalla fonte di
emissione. Per tutte le amministrazioni comunali coinvolte, il primo impegno a
salvaguardia della salute dei loro cittadini dovrebbe essere la verifica dello
stato di salute dei residenti nei territori che per 60 anni sono stati
interessati dalle ricadute degli inquinanti emessi dal cementificio. A Fumane
(VR) dove dal 1960 esisteva un altro cementificio della stessa proprietà
l’Università di Verona ha condotto uno studio epidemiologico mettendo a
confronto i dati sanitari della popolazione residente, relativi al decennio
1999-2009, con la popolazione di Mezzane di Sotto, un comune limitrofo non
interessato dalle ricadute. Lo studio ha avuto i seguenti risultati: il 35-45%
di eccesso di rischio di ricoveri per tumori maligni, per malattie del sistema
cardiovascolare e dell’apparato respiratorio per i residenti a Fumane; il 55-75%
di eccesso di rischio per ricoveri con qualsiasi diagnosi; eccesso di ricoveri
per tumori maligni dell’apparato respiratorio pari a +153%, malattie
dell’apparato respiratorio +65%, infezioni respiratorie acute +184%. Infine, per
le donne in età fertile un rischio di essere ricoverate per aborto o
complicazioni più che doppio rispetto alle non residenti a Fumane. Il cementificio di Fumane è stato chiuso
nel novembre 2016.
La strada per effettuare uno studio epidemiologico
riguardante i territori coinvolti dalla ricadute del cementificio G. Rossi era
già stata tracciata con progetti ed esecutori già individuati e pagati dall’Amministrazione
di Pederobba ( anno 2017 ). Tuttavia, poco
dopo, il progetto è stato bloccato per decisione unilaterale dei dirigenti
dell’ULSS2 e sostituito con la promessa di effettuare, come ULSS2, uno studio
epidemiologico basato sui dati di inquinamento ambientale generale escludendo
quindi lo studio specifico della fonte cementificio. Rimane ancora da definire,
da parte della Provincia di Treviso, l’autorizzazione
alla Cementi Rossi di sostituire, come combustibile, gli pneumatici fuori uso
con plastiche non riciclabili. Poco o niente si saprà della composizione di
questi rifiuti ma è corretto supporre che i fumi emessi dai camini del
cementificio conterranno sempre sostanze dannose per la salute dei cittadini di
tutti i territori della pedemontana trevigiana che, inconsapevoli,
continueranno a respirarli. Con il sostegno di migliaia di cittadini residenti
nei comuni coinvolti in una forte richiesta di chiarezza, ci adopereremo
affinché i nostri rappresentanti alle Camere si impegnino, nella prossima
legislatura, perché possa essere condotta a termine anche l’indagine
epidemiologica centrata sugli effetti sulla salute attribuibili alle sole emissioni
del cementificio.