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domenica 18 febbraio 2018

L'ARIA CHE RESPIRIAMO !


ANCHE A CORNUDA, LA SALUTE DEI CITTADINI È A RISCHIO, A CAUSA DELLA RICADUTA DEI FUMI DEL CEMENTIFICIO DI PEDEROBBA
Da decenni il cementificio di Pederobba utilizza ogni giorno alcune tonnellate di pet-coke e pneumatici fuori uso come combustibili per sostenere il ciclo di produzione del cemento. La combustione di questi materiali produce ogni ora circa 350.000 metri cubi di fumi contenenti sostanze inquinanti e dannose per la salute umana e per l’ambiente sul quale si depositano. I territori coinvolti dalle ricadute a terra di tutte queste sostanze inquinanti sono stati definiti in due studi condotti nel 2016 da Europrogetti (Novara) per incarico della Cementi Rossi e nel 2017 da Servizi Territorio (Cinisello Balsamo) su incarico dell’Amministrazione di Pederobba. Entrambi gli studi modellistici di ricaduta mostrano come i comuni interessati dalla deposizione degli inquinanti emessi da un solo camino del cementificio siano, oltre a Pederobba, Cornuda, Crocetta del Montello, Segusino, Valdobbiadene, Cavaso e Possagno in concentrazione via via più basse man mano che ci si allontana dalla fonte di emissione. Per tutte le amministrazioni comunali coinvolte, il primo impegno a salvaguardia della salute dei loro cittadini dovrebbe essere la verifica dello stato di salute dei residenti nei territori che per 60 anni sono stati interessati dalle ricadute degli inquinanti emessi dal cementificio. A Fumane (VR) dove dal 1960 esisteva un altro cementificio della stessa proprietà l’Università di Verona ha condotto uno studio epidemiologico mettendo a confronto i dati sanitari della popolazione residente, relativi al decennio 1999-2009, con la popolazione di Mezzane di Sotto, un comune limitrofo non interessato dalle ricadute. Lo studio ha avuto i seguenti risultati: il 35-45% di eccesso di rischio di ricoveri per tumori maligni, per malattie del sistema cardiovascolare e dell’apparato respiratorio per i residenti a Fumane; il 55-75% di eccesso di rischio per ricoveri con qualsiasi diagnosi; eccesso di ricoveri per tumori maligni dell’apparato respiratorio pari a +153%, malattie dell’apparato respiratorio +65%, infezioni respiratorie acute +184%. Infine, per le donne in età fertile un rischio di essere ricoverate per aborto o complicazioni più che doppio rispetto alle non residenti a Fumane. Il cementificio di Fumane è stato chiuso nel novembre 2016.
La strada per effettuare uno studio epidemiologico riguardante i territori coinvolti dalla ricadute del cementificio G. Rossi era già stata tracciata con progetti ed esecutori già individuati e pagati dall’Amministrazione di Pederobba ( anno  2017 ). Tuttavia, poco dopo, il progetto è stato bloccato per decisione unilaterale dei dirigenti dell’ULSS2 e sostituito con la promessa di effettuare, come ULSS2, uno studio epidemiologico basato sui dati di inquinamento ambientale generale escludendo quindi lo studio specifico della fonte cementificio. Rimane ancora da definire, da parte della Provincia di Treviso, l’autorizzazione alla Cementi Rossi di sostituire, come combustibile, gli pneumatici fuori uso con plastiche non riciclabili. Poco o niente si saprà della composizione di questi rifiuti ma è corretto supporre che i fumi emessi dai camini del cementificio conterranno sempre sostanze dannose per la salute dei cittadini di tutti i territori della pedemontana trevigiana che, inconsapevoli, continueranno a respirarli. Con il sostegno di migliaia di cittadini residenti nei comuni coinvolti in una forte richiesta di chiarezza, ci adopereremo affinché i nostri rappresentanti alle Camere si impegnino, nella prossima legislatura, perché possa essere condotta a termine anche l’indagine epidemiologica centrata sugli effetti sulla salute attribuibili alle sole emissioni del cementificio.