Essa risponde soprattutto alle esigenze di
riequilibrio dei conti pubblici ed in particolare a garantire maggiori entrate
al bilancio dello Stato e risponde decisamente in misura minore al
perseguimento di un disegno di tipo federalista. La rilevanza del gettito
attribuita allo Stato e la limitata autonomia lasciata ai Comuni contrastano
nettamente con la dizione municipale che connota questa imposta. I Comuni si sentono
chiamati in questo caso a svolgere principalmente un ruolo di esattori per
conto dello Stato. A questi limiti si aggiungono le difficoltà legate alla
incertezza e ad una certa confusione che ha accompagnato la sua formulazione ed accompagnerà la sua
applicazione.
Non risulta pertanto facile la
comunicazione con i propri cittadini da parte dei Sindaci, chiamati a spiegare
le ragioni che hanno costretto a misure economiche pesanti. Ed in questo
contesto vanno richiamate le responsabilità delle forze politiche che hanno
governato negli anni precedenti e che non hanno certamente lavorato per
impedire che il nostro paese precipitasse in una pericolosa e grave crisi
economica e finanziaria.
Da
qui allora la volontà degli amministratori del Pd di non dare spazio alle
posizioni strumentali e demagogiche portate avanti dalla Lega e dal Pdl proprio
sul problema dell’IMU. Le prese di posizione rispondono al tentativo di
ricercare un facile consenso anche ai fini elettorali sottolineando la propria contrarietà
o comunque un distacco nei confronti di misure economiche impopolari. Ma allo
stesso tempo si cerca di nascondere o far dimenticare le proprie responsabilità nella gestione
governativa, a partire dalla scelta di
abolire l’Ici. Queste prese di posizione da parte di alcune forze politiche sembrano
aver contagiato l’Anci nazionale che dalle critiche all’IMU sembra ricavare ed
esprimere in alcuni slogan la necessità di un “rifiuto” dell’Imu. Una presa di
posizione che suscita perplessità in molti amministratori, specie se si tiene
conto della debolezza con cui si sono affrontati nel recente passato alcuni
confronti con il Governo.
Dal
confronto tra gli amministratori sono emerse inoltre alcune indicazioni su come
affrontare l’applicazione dell’Imu, che di seguito riassumiamo brevemente.
- Una prima indicazione emersa è
quella di evitare di intervenire con un aumento delle aliquote base sia sulle
prime abitazioni, sia sugli immobili adibiti ad attività produttive. Il peso
fiscale che già grava su famiglie e imprese è elevato e va evitato ogni
ulteriore appesantimento. Valutazioni diverse possono essere fatte per le
seconde case ed in particolare per le case sfitte, per le quali alcune
Amministrazioni hanno previsto di intervenire con una aliquota più elevata.
Va
fatto notare che dalle simulazioni effettuate da varie Amministrazioni
l’applicazione dell’aliquota ordinaria sulla prima abitazione non fa emergere
un quadro preoccupante, con un forte impatto sulle famiglie. Le rendite
catastali, anche rivalutate, non presentano infatti nella nostra realtà valori
molto elevati e pertanto non comportano ripercussioni pesanti sulle famiglie con
abitazioni non di lusso. Rimane il problema, presente in maniera diffusa nel
nostro territorio, dell’abitazione data in uso gratuito dal padre al figlio o
viceversa e che viene trattata come fosse una seconda abitazione nella attuale
formulazione dell’Imu.
L’aliquota
base sugli immobili produttivi comporta invece in generale un appesantimento della tassazione
sulle attività produttive rispetto alla situazione precedente con l’Ici ( anche
se per una valutazione più precisa va considerata l’abolizione dell’Irpef sui
redditi di questi beni). Sono possibili scelte articolate per favorire alcune attività produttive secondo obiettivi
che si ritengono importanti per la realtà locale.
- Preoccupazioni vengono espresse
dagli Amministratori con riferimento alla sovrastima del gettito dell’Imu.
Questo pericolo aggrava le difficoltà finanziarie già presenti per effetto dei tagli
nei trasferimenti dovuti alle manovre di questi ultimi anni.
La
necessità di far fronte alla carenza di risorse ha portato alcune
Amministrazioni ad affrontare questo problema facendo ricorso all’addizionale
Irpef, in luogo dell’aumento delle aliquote IMU, applicando aliquote
differenziate e crescenti per scaglioni
di reddito. In altri termini utilizzando l’addizionale in maniera progressiva,
con aliquote più elevate per le fasce di reddito più alte e preservando in tal modo da una imposizione
maggiore i percettori di redditi bassi.
- La richiesta degli Amministratori è
che possa essere superata quanto prima l’attuale situazione di emergenza e che
l’Imu diventi a tutti gli effetti una imposta municipale. Per costruire un
autentico federalismo fondato su una vera autonomia finanziaria degli Enti
Locali è necessario che l’Imu sia per intero attribuita ai Comuni.