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venerdì 10 gennaio 2014

IL LAVORO: Il Jobs Act di Renzi

Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi lancia il Jobs Act
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Il Jobs Act, di cui si sta parlando in questi giorni, sarà al centro della discussione della prossima direzione del Pd in programma il 16 gennaio. Il documento, formulato da Matteo Renzi e dalla segreteria nazionale del Pd, è una proposta politica aperta, che diventerà nel giro di un mese un vero e proprio documento tecnico. Per questo mi farebbe piacere raccogliere le vostre riflessioni ed osservazioni per poter allargare la discussione nel merito di un tema strategico.
L'obiettivo è creare posti di lavoro, semplificando il sistema, incentivando la voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l'Italia ha attratto 12 miliardi di euro all'anno di investimenti stranieri, la metà della Germania, 25 miliardi, e un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi), valorizzando le energie e le competenze dei nostri giovani.
Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto al mondo per facilità nel fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no.
Basta considerare solo le criticità del nostro sistema Paese!
Penso che dobbiamo partire anche dai nostri punti di forza!
Come documentato dalla Fondazione Edison, l'Italia è uno dei soli cinque paesi del G-20 (Cina, Germana, Giappone e Corea) ad avere un surplus commerciale con l'estero per i manufatti; la manifattura italiana è la seconda in Europa e la quinta al mondo per valore aggiunto. Nel 2012 abbiamo toccato il più alto export e il più alto attivo manifatturiero della nostra storia, ovvero rispettivamente 373 e 94 miliardi di euro. Secondo l'International Trade Centre dell'UNCTAD/WTO, che elabora un indicatore dic competitività nel commercio internazionale, l'Italia anche nel 2011 si è confermata il secondo Paese più competitivo nel commercio internazionale, dopo la Germania. Conserva il primo posto in tre settori (tessile, abbigliamento, cuoio-pelletterie-calzature), il secondo in altri tre settori (meccanica non elettronica, prodotti manifatturieri di base, tra cui metalli e ceramiche, e nei prodotti miscellanei, come occhiali, oreficeria, articoli in materie plastiche). Inoltre è se! sta negli alimenti trasformati (inclusi i vini). Solo la Germania fa meglio di noi con 8 primi posti e 1 secondo posto! E non parliamo delle nostre enormi potenzialità turistiche, culturali, artistiche, enogastronomiche...
Dunque l'Italia, pur avendo un sistema Paese inefficiente, non manca certo di competitività esterna. Quel che ci fa difetto è invece da anni la crescita del mercato interno, che è addirittura collassato in seguito alla crisi e alle (pur necessarie) politiche del rigore, che hanno avuto ricadute negative sull'occupazione, il potere d'acquisto delle famiglie, la propensione alla spesa privata e agli investimenti. Il Jobs Act può ed è deve essere l'occasione per invertire questa tendenza.

Dalla news di Renzi
Parte A - Il Sistema
1. Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell'Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
2. Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell'IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
3. Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
4. Azioni dell'agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
5. Eliminazione dell'obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell'Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
8. Adozione dell'obbligo di traspar! enza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B - I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l'artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C - Le regole
I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all'estero.
II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inseriment! o a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell'erogazione deve essere l'effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V. Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l'impiego , la formazione e l'erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l'idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l'Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro.
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