L'assessore regionale Elisa De Bert racconta le favole per tener buoni gli utenti. Ma chi ci crede?
PARCHEGGIO STAZIONE DI CORNUDA MARTEDI' ORE 8,30 |
Nell’articolo
apparso martedì 26 gennaio 2016 sulla Tribuna di Treviso, l’assessore regionale
dice delle cose ovvie e promette cose non possibili nel medio periodo.
Partiamo
dalla fantomatica elettrificazione delle tratte ferroviarie da Castelfranco a
Calalzo, da Conegliano a Ponte nelle Alpi e da Camposampiero a Bassano, entro
il 2018. Ovviamente effettuate da RFI SpA (che è una società del gruppo FSI).
Ebbene,
se sulle tratte Da Castelfranco a Montebelluna, da Camposampiero a Bassano e da
Conegliano a Vittorio Veneto (tratta con già un progetto fatto) è possibile
effettuare l’elettrificazione (costo approssimativo di 170 mila euro/km), per
le tratte rimanenti la cosa si fa, non solo ardua, ma estremamente costosa.
Infatti ci sono innumerevoli gallerie da “ricalibrare” e, necessariamente la
chiusura della linea ferroviaria per parecchio tempo.
Ma chi
paga? Se i lavori li deve necessariamente eseguire RFI è ovvio che, essendo
gestore dell’infrastruttura ferroviaria e proprietaria della stessa, i
quattrini li deve sborsare proprio essa. Come? Con un finanziamento per il
potenziamento erogato dallo Stato (ma non solo). La Regione può contribuire.
Ovviamente non come ha fatto per la stazione di Santa Croce al Lago, buttando via
oltre 2 milioni di euro (oltre a quelli di RFI) per fare una stazione che non
serve a nessuno e che, forse entro quest’anno, sarà smantellata.
Dunque,
per l’elettrificazione delle tratte rimanenti, forse 50 milioni di euro non
saranno sufficienti.
Ma
prima di pensare ad un progetto lontano, non sarebbe meglio pensare alla
sistemazione delle opere di difesa della tratta Ponte nelle Alpi – Calalzo
(muri di contenimento e migliorare le opere paramassi), finire una buona volta
la nuova galleria di Pereraolo di Cadore, sistemare le infiltrazioni nella
galleria (nuova) di Montezucco. Non sarebbe meglio, prima, velocizzare le
stazioni di incrocio e modificare il sistema di controllo della marcia dei
treni (30 km/h per oltre 1500 metri per ogni stazione). Non sarebbe meglio ,
prima, acquistare questi fantomatici locomotori diesel e acquistare meno
“Minuetto”, valutando il costo “per posto a sedere”. Non sarebbe meglio
costruire il collegamento da Calazo a Dobbiaco, entrando così in Europa dalla
porta delle Dolomiti. Pensando soprattutto al 2021 con le Olimpiadi invernali
di Cortina.
Poi,
per quanto riguarda Cornuda, se il sindaco Sartor andasse in stazione alle 6,48
per vedere quanti viaggiatori sono rimasti, non darebbe alla De Berti notizie
poco credibili. Oltre un terzo delle auto (ad essere buoni non sono più
parcheggiate sul parcheggio della stazione e lungo via Piave. I viaggiatori,
stimati in circa 250 prima del cambio orario, ora non sono più di 130 alle ore
6,48, che aspettano il treno più importante del giorno. Quello che in teoria
dovrebbe portarli a Montebelluna, Castelfranco e Padova ed, in minor misura, a
Treviso e Venezia.
Circa
130 viaggiatori alle 6,48, una ventina alle 7,08 per Belluno ed un’altra
ventina alle 7,48. La stazione di Cornuda si sta svuotando. E non è, come dice
il sindaco, che sono tutti gli studenti universitari che devono ancora iniziare
le lezioni.
Chi può
va a prendere il treno a Montebelluna perché è più sicuro, soprattutto coloro
che provengono dal circondario e che avevano a Cornuda un ottimo parcheggio ed
una buona affluenza di treni. Chi può, per andare a scuola a Montebelluna,
prende la corriera o si fa portare dai genitori, perché arrivare un’ora prima
davanti ai cancelli e rimanere fuori al freddo non piace a nessuno.
E poi
c’è la questione dei ritardi. Chi prende il treno quotidianamente sa benissimo
che nulla è cambiato. I ritardi permangono e le soppressioni dei treni
rimangono. La fiducia su questo mezzo di trasporto sta calando vertiginosamente
a causa di ritardi al lavoro e ad esami mancati. Per riacquistarla ci vuorrà
parecchio tempo.
La
rottura di tratta a Montebelluna non ha portato nessun vantaggio e la
“furbizia” di allungare il tempo di percorrenza dei treni (tempo che ci mette un
treno da una stazione all’altra) per contenere i ritardi non ha dato nessun
frutto.
Se i
sindaci interessati, la Regione Veneto, le provincie e RFI elaborassero un
progetto per un obiettivo finale raggiungibile con degli obiettivi intermedi
credibili e fattibili, mettendo assieme risorse e progettazione, allora le cose
prenderebbero una piega diversa.
Con le
promesse difficilmente realizzabili si perde la fiducia nelle istituzioni e
nella capacità di dirottare il traffico sui mezzi pubblici, disinquinando (per
la nostra parte) il nostro territorio.