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mercoledì 27 gennaio 2016

TRENI e BUGIE: la De Berti racconta le favole

TRENI e BUGIE: la De Berti racconta le favole
L'assessore regionale Elisa De Bert racconta le favole per tener buoni gli utenti. Ma chi ci crede?
PARCHEGGIO STAZIONE DI CORNUDA MARTEDI' ORE 8,30



Nell’articolo apparso martedì 26 gennaio 2016 sulla Tribuna di Treviso, l’assessore regionale dice delle cose ovvie e promette cose non possibili nel medio periodo.



Partiamo dalla fantomatica elettrificazione delle tratte ferroviarie da Castelfranco a Calalzo, da Conegliano a Ponte nelle Alpi e da Camposampiero a Bassano, entro il 2018. Ovviamente effettuate da RFI SpA (che è una società del gruppo FSI).



Ebbene, se sulle tratte Da Castelfranco a Montebelluna, da Camposampiero a Bassano e da Conegliano a Vittorio Veneto (tratta con già un progetto fatto) è possibile effettuare l’elettrificazione (costo approssimativo di 170 mila euro/km), per le tratte rimanenti la cosa si fa, non solo ardua, ma estremamente costosa. Infatti ci sono innumerevoli gallerie da “ricalibrare” e, necessariamente la chiusura della linea ferroviaria per parecchio tempo.



Ma chi paga? Se i lavori li deve necessariamente eseguire RFI è ovvio che, essendo gestore dell’infrastruttura ferroviaria e proprietaria della stessa, i quattrini li deve sborsare proprio essa. Come? Con un finanziamento per il potenziamento erogato dallo Stato (ma non solo). La Regione può contribuire. Ovviamente non come ha fatto per la stazione di Santa Croce al Lago, buttando via oltre 2 milioni di euro (oltre a quelli di RFI) per fare una stazione che non serve a nessuno e che, forse entro quest’anno, sarà smantellata.



Dunque, per l’elettrificazione delle tratte rimanenti, forse 50 milioni di euro non saranno sufficienti.



Ma prima di pensare ad un progetto lontano, non sarebbe meglio pensare alla sistemazione delle opere di difesa della tratta Ponte nelle Alpi – Calalzo (muri di contenimento e migliorare le opere paramassi), finire una buona volta la nuova galleria di Pereraolo di Cadore, sistemare le infiltrazioni nella galleria (nuova) di Montezucco. Non sarebbe meglio, prima, velocizzare le stazioni di incrocio e modificare il sistema di controllo della marcia dei treni (30 km/h per oltre 1500 metri per ogni stazione). Non sarebbe meglio , prima, acquistare questi fantomatici locomotori diesel e acquistare meno “Minuetto”, valutando il costo “per posto a sedere”. Non sarebbe meglio costruire il collegamento da Calazo a Dobbiaco, entrando così in Europa dalla porta delle Dolomiti. Pensando soprattutto al 2021 con le Olimpiadi invernali di Cortina.



Poi, per quanto riguarda Cornuda, se il sindaco Sartor andasse in stazione alle 6,48 per vedere quanti viaggiatori sono rimasti, non darebbe alla De Berti notizie poco credibili. Oltre un terzo delle auto (ad essere buoni non sono più parcheggiate sul parcheggio della stazione e lungo via Piave. I viaggiatori, stimati in circa 250 prima del cambio orario, ora non sono più di 130 alle ore 6,48, che aspettano il treno più importante del giorno. Quello che in teoria dovrebbe portarli a Montebelluna, Castelfranco e Padova ed, in minor misura, a Treviso e Venezia.



Circa 130 viaggiatori alle 6,48, una ventina alle 7,08 per Belluno ed un’altra ventina alle 7,48. La stazione di Cornuda si sta svuotando. E non è, come dice il sindaco, che sono tutti gli studenti universitari che devono ancora iniziare le lezioni.



Chi può va a prendere il treno a Montebelluna perché è più sicuro, soprattutto coloro che provengono dal circondario e che avevano a Cornuda un ottimo parcheggio ed una buona affluenza di treni. Chi può, per andare a scuola a Montebelluna, prende la corriera o si fa portare dai genitori, perché arrivare un’ora prima davanti ai cancelli e rimanere fuori al freddo non piace a nessuno.



E poi c’è la questione dei ritardi. Chi prende il treno quotidianamente sa benissimo che nulla è cambiato. I ritardi permangono e le soppressioni dei treni rimangono. La fiducia su questo mezzo di trasporto sta calando vertiginosamente a causa di ritardi al lavoro e ad esami mancati. Per riacquistarla ci vuorrà parecchio tempo.



La rottura di tratta a Montebelluna non ha portato nessun vantaggio e la “furbizia” di allungare il tempo di percorrenza dei treni (tempo che ci mette un treno da una stazione all’altra) per contenere i ritardi non ha dato nessun frutto.



Se i sindaci interessati, la Regione Veneto, le provincie e RFI elaborassero un progetto per un obiettivo finale raggiungibile con degli obiettivi intermedi credibili e fattibili, mettendo assieme risorse e progettazione, allora le cose prenderebbero una piega diversa.



Con le promesse difficilmente realizzabili si perde la fiducia nelle istituzioni e nella capacità di dirottare il traffico sui mezzi pubblici, disinquinando (per la nostra parte) il nostro territorio.