riceviamo e pubblichiamo
Gli insulti sono un errore, ma la Kienge è una nullità politica e una razzista”
roberto castelli
Si contano così tante ragioni per rifiutarsi di stringere una mano quante sono le lettere dell’alfabeto. Ma alla ERRE ci si ferma sempre volentieri, tralasciando la EMME di maleducazione, la I di indisposizione, la EFFE di fastidio e la A di astio. Non che si debba seguire obbligatoriamente la fila per arrivare a capo di una motivazione.. Solo che tra le tante possibili scelte, l’atto del cogliere laddove la tendenza chiama porta a credere che l’offesa da condannare non appartenga alla categoria degli imperativi assoluti. Pare invece caratterizzare il banale agire del comune piromane (gettare benzina sul fuoco) anzichè descrivere il delta del meccanicissimo rapporto tra causa ed effetto. Esplicitare quest’ultima tesi è in fondo assai semplice: “se ti rifiuti di stringermi la mano sei una stronza. Certo, hai le tue ragioni, ma sei comunque una stronza”. Peccato che la lettera ESSE, il cui abuso risale probabilmente alla notte dei tempi, quando ancora l’evacuazione del protozoo non era affare di elegante retorica, non preceda la ERRE di razzismo. Peccato davvero, perchè sarebbe bastato uno sboccato epiteto a identificare l’insofferenza di chi si è visto rifiutare la stretta di mano da una ministra negra. Invece no, Tacciare di “razzismo contro” la vittima per antonomasia giustifica un solo apparente diritto: quello all’imbecillità riflessa. A chi giova infatti lo spettacolino di un rozzo narciso che guardandosi allo specchio chiama se stesso per nome?